Sogno che parla al buio
Ci sono sogni che parlano al cuore e poi al buio, ma di sicuro sono sogni che hanno la condanna, o il dono, di ostacolare il lento sprofondare nell’oblio, come l’acqua lentamente si infiltra nelle fessure più sottili e si ferma. Corro. Dietro il cancello del cascinale vedo un giaciglio vuoto. Alcune coperte, pagine di giornale, libri da lui scritti, stracciati. Ciotola del cane. Di lui non c’è traccia, del cane non c’è traccia. Forse l’hanno portato via con il 118, o arrestato per vagabondaggio o peggio aggredito, e il cane? Mi si stinge il cuore. Sono sempre stata con lui, con gli indifesi. II cortile è cemento erbaccia. E’ una casa famiglia senza famiglia, fino a che punto l’hanno ingannato! Questa notte non lo cerco più, forse è fantasma nella sua brandina, forse qui c’è una guerra di fantasmi, lui è cecchino, mi avrà certamente visto. Signorina entri in casa sono la custode, chi cerca a questa ora? mi denuda con una occhiata. 11 mio abbigliamento non le piace, ne gioisco. Non sono persona vestita alla moda, ma se non ho gli occhi bistrattati di nero e i leggins, la maglietta dei Metallica o dei Black Sabbat o di qualche altro gruppo metal non esco di casa neppure a notte fonda. Il colore dei capelli è a onde mensili giallo viola nero. Casualmente questo mese è rosa come le pareti vomitevoli della casa famiglia, non mi profumo, qui l’odore è dei liquidi corporei misto ai disinfettanti. La luce al neon cade sulle labbra serrate della custode, sento lamenti, suoni gutturali interrotti da urla, nella fessura della porta intravedo un volto vecchio seghettato, squarcia la pallida luce, occhi sgranati, ripete identiche parole, probabilmente notte dopo notte. Non avrei mai immaginato. I capelli bianchissimi ancora belli, ruvida rasposa barba, nudità, un urlo mio !!? suo !!? La custode mi invita a tornare la mattina.
Ho portato con me la colazione del dottore “ Il latte dei poveri non entra nel cappuccino” il suo primo libro. Aaah dottore è qui nascosto, lo sapevo, il latte, ipoveri freschi come le rose che non colse l’avrebbero svegliato.
Due volte per settimana, due mezze giornate per volta. Ho avuto la sensazione di avergli riportato un sorriso. Cara Neneh ho letto ad alta voce “Il Latte dei poveri …” , il mio pubblico qui smette di lamentarsi, rimane in silenzio e non me ne frega nulla se i padroni di casa insistono di non capire nulla.