Re Rebus
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ISBN: 9788890604010
Narrazione regale dell’incomprensibile portata avanti fino ad essere salvata dal pensiero politico del camembert.
Descrizione
Narrazione regale dell’incomprensibile portata avanti fino ad essere salvata dal pensiero politico del camembert.
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Informazioni aggiuntive
Autore | K116 |
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Anno Edizione | 2011 |
ISBN-13 | 9788890604010 |
Rilegatura | Brossura |
Lettore Anonimo –
K47 bis bis – Ho collegato ciò che c’è scritto a un’opera di DuChamp, ovvero “il pisciatoio”. Mi fa venire in mente l’estetica e soprattutto la domanda: “che cos’è un’opera d’arte? Che cosa rende un’opera d’arte tale?”. Anche un pisciatoio è arte? Un affresco pisciato è ancora arte?
Lettore Anonimo –
K47 bis bis – Mi è venuto in mente un film che si chiama “Dio esiste e vive a Bruxelles”
Lettore Anonimo –
K47 – Mi è venuta in mente la mia Maestra delle elementari: “quando scrivete, frasi corte”. Risultato quindi, essendo abituato a quello stile, caos assoluto. Come certi quadri astratti dove ci sono gomitoli di righe. Oppure il traffico ingestibile di una metropoli asiatica. Praticamente mi sento molto distante
Lettore Anonimo –
K47 – Un Cristo che sta per essere crocefisso, una mosca e un verme più umani degli umani.
Autorità, confusione, sangue, paura, tenerezza, protezione.
L’ambiente è angusto, odore di piscio, ritmo serrato, domande e confusione.
Il piccolo diventa immenso. I sensi si fanno sentire. E il sogno (l’incubo) si fa realtà.
Lettore Anonimo –
k47 – A me ha ricordato il film “4 mosche di velluto grigio” di Dario Argento.
Lettore Anonimo –
K47- Nessuna comprensione. Solo sensazioni di disgusto. Le immagini disgustose affiancate ad immagini sacre rendono ancora più faticosa la lettura…un fastidio insopportabile, il desiderio di terminare il prima possibile la lettura per abbandonare il turbamento. Il ritmo incalzante e martellante sovrasta il racconto seppure quasi inesistente.
Lettore Anonimo –
K47 – Gli insetti dialogano con un affresco (tipo “l’ultima cena” di Leonardo Da Vinci a Milano). Questo affresco si trova in un luogo abbandonato o comunque non tutelato, oppure rimasto nascosto dall’intonaco. Potrebbe anche essere il retro di una chiesa per esempio. La gente in questo posto va a buttare i rifiuti o a fare pipì. È una denuncia per l’abbandono dei posti di cultura in Italia. Luoghi abbandonati o non sufficientemente finanziati. Beni culturali che si rovinano, spesso anche per sempre, per un’inefficiente tutela. La mosca parla con Gesù raffigurato; del resto se noi possiamo pregare perché non può farlo anche una mosca? L’iconografia religiosa nasce per far capire a tutti il messaggio di Cristo. Anche a una mosca dunque.
Se una mosca non si scompone nell’intrattenere un dialogo con Dio, dovremmo essere portati a ritenere la mosca più credente di un uomo, che invece ha bisogno di una Chiesa in marmo per sentirsi vicino a lui? Un uomo che deve vedere e che chiede: fatemi vedere.
La mosca, invece, continua il suo dialogo con Gesù e gli apostoli, anche se l’affresco è ormai sbiadito.
(Ci tengo a specificare che chi ha scritto questo commento non ha letto il 47 bis bis).
Lettore Anonimo –
k1910 – La statua è quella di piazza S. Carlo a Torino. Chi parla è la statua, si lamenta con il proprio costruttore. Il suo sguardo metallico è rivolto verso via Roma, dritto all’orizzonte. La statua si è innamorata di una ragazza che è passata per la piazza, che ha posato la busta con dentro il bikini appena comprato da Intimissimi sui gradini ai piedi del monumento. La statua è stata spogliata della sua spada in senso metaforico, si è resa vulnerabile grazie all’amore, che ha colpito anche il suo cuore di pietra (o di metallo). La spada è da intendersi anche come virilità da un punto di vista fisico, quindi l’organo genitale maschile. Il monumento piange, e vorrebbe uccidersi perché non può coronare il desiderio d’amore, anche fisico, che ha. L’organo e l’orgasmo. L’eucarestia e l’eutanasia. Poche lettere e punti di vista opposti. Il cavallo di bronzo è sempre quello della statua in piazza S. Carlo a Torino. La statua non accetta consolazioni. Ho identificato la consolazione con quella data dalla letteratura. La letteratura parla d’amore, spesso; quasi sempre per consolazione. E anche noi se scriviamo d’amore è per consolarci. La statua rifiuta qualsiasi compromesso. Vuole morire. Per amore? Può essere. La sua militia amoris è giunta al termine, e deve deporre la sua spada. Chi dice che non si possa morire quando si vuole? E soprattutto chi è che dice che l’amore non sia un buon
motivo per morire?
Massimo Troisi avrebbe detto: “Lasciatemi soffrire tranquillo. Chi vi chiede niente a voi? Vi ho chiesto qualcosa? No. Voglio solo soffrire bene. Mi distraete”
Lettore Anonimo –
K1910 – Mi è venuta in mente piazza Ottinetti.
Lettore Anonimo –
K73 – Mi ha ricordato un sogno che ho fatto. C’era mia nonna che mi cantava una filastrocca. Nel sogno la filastrocca conteneva parole perfette: sembrava uscita da un manuale di poesia. Al risveglio ho perso le parole, e i tentativi di ricostruirla hanno dato risultati solo parziali. L’ho ricostruita in parte, ma quello che ne è venuto fuori non aveva lo stesso sapore di compiutezza. Mi capita mentre sogno di usare un linguaggio migliore di quello che uso nella vita reale, vuoi per timidezza, vuoi per paura di sbagliare, vuoi per insicurezza. A volte mentre dormo mi stupisco dei dialoghi impeccabili che posso creare. Poi mi sveglio e le parole mi sembrano sempre imperfette. Il racconto mi ha ricordato questo.
E “nc” sta per non capisco. Però magari se mi addormento capirò. Una persona speciale mi ricordava spesso che incubo significa “dormire sopra”. Ecco perché nei dipinti è così raffigurato. Se il linguaggio sembra un incubo, io ci dormo sopra
Lettore Anonimo –
K73 – I sentimenti generati dalla lettura sono quelli di ansia e confusione. Mi ha ricordato “L’urlo” di Munch