I Barbet

I Barbet

Fulet irrequieto, arrotolato nel lenzuolo bianco con frange verdi,
accarezza il desiderio di tornare nella cascina Ceich.
Il lenzuolo come paramento alato, questa notte, vela del suo desidero lo
porta sui vetri ghiacciati del casolare, ci guarda dentro.
Nella cucina della cascina fluttua il nero fumo del camino.
Bella immagine che non dice abbastanza …
Fulet è un arrogante spirito che avvolge la dolce cascina, porta
una paura mozzafiato alla fine della giornata.
Qs è la storia della casa dei Barbet … barba Martin magna Majin dei
suoi figli e di Fulet un folletto che aveva deciso di vivere con loro.
Barba Martin cammina solitario nel cortile, sente il pericoloso incontro,
c’è pericolo nel suo pensiero sfinito, la paura si avvicina,
è agitato
agitato allarmato allarga le braccia ed eccolo …
scende giù dal camino ……….. è Fulet …..
Come un folle fachiro cammina sui carboni ardenti del camino,
bianca con frange verde foglia la tunica si accende.
Ammutolisce la sera ammutinata dalla paura …. c’è Fulet.
Dentro nella cucina si sente la voce di un bimbo…… è …… Fulet,
nella cucina silenzio assoluto…. turbato lo sguardo dei Barbet.
Barba Martin ascolta il bambino che dal camino in perfetto eccitato denso
pensiero … come dire, logico corretto, senza dire, sono Fulet furbastro
frutto di una vostra astroallucinazione . A quelli della casa si propone, balla
ubriaco con le parole che non hanno bevuto, che si coricano sulla bambagia
della superstizione calme senza villania.
Fulet bestemmia la sua birichinata in dialetto per cercare l’unione con i
Barbet, in italiano per borseggiare la loro credulità, la parlata va avanti
come una bravata brillante.
Un bruciore, una bufera entra nel cuore di barba Martin posseduto per un
attimo dal buffone che non dice bugie, buongustaio dei sentimenti contorti
umani.
La notte cade, Fulet chiede bagna cauda e cavolo gli offrono un vino un pò
asprigno, solo le acciughe della bagna cauda sono da capogiro da viso
smagliante … il vino dice Fulet, bruciatelo sul fuoco, con cannella
spezie zucchero solo così brulè sarà buono.
Carismatico dissetato lascia.
Anche barba Martin, ma a carponi lascia la cucina seguito da moglie e figli.

Alcune sere dopo.
Una carrozza con il vescovo è arrivata , ha una cassaforte piena di doni.
Il folletto non è un diavolo dice, forse un prete che è morto bambino.
Nel cuore pensa potrà aiutarmi a diventare arcivescovo.
A cavalcioni di una speranza entra in cucina. La cenere ancora calda del
camino chiama Fulet che ordina al vescovo di spegnere le candele.
Il vescovo è pronto a sfruttare Fulet preve bambino o un bambino
mai divenuto preve.
Cicuta….. tu sei velenoso al vescovo
sei cinico
sei comico
sei infido lascia la cucina.
Conciliante conciso concitato il vescovo….chiede,
vuoi coniare il tuo sapere del futuro con il mio sapere del passato ?
sperando nell’arcivescovado.
Conosco contesto cosciente coperto di buona creanza ti invito vescovo
a lasciare qs casa.
Una donna di cucina magna Majin rosso rubino di qs casa mi ha accettato
non voglio vescovi o simili poteri, diarrea di un vescovo diavolo!
Non difettava questo dire a Fulet.

Mesi dopo
L’inverno era passato il disgelo aveva spento il camino Fulet persa la
strada per raggiungere i Barbet.
Barba Martin veniva disprezzato dai vicini per qs amicizia con uno spirito
che non dava la sua identità.
I Barbet decisero che potevano entrare in casa solo le doglie delle
partorienti.
Solo i neonati privi di dubbi non ancora allacciati alla vita potevano far
loro visita.
Elegante si presentò la Nascita di Fulet
“ Racconta mi piace”
Nascita
Racconto di Dana
Fulet è la tua nascita. Sono felice Racconto narra.
La nascita di Fulet era entrata di filato nel camino correva tra la fuligine.
La foschia del fumo del camino rallentava il furore delle doglie.
Il vento dell’attesa impaziente giramondo decideva di fermarsi
lì ci sarà un gradevole gradimento dopo il parto di Nascita..,
La creatura nasce nero fumo, subito vestita con tunica bianca e frange
verdi.

I Barbet, il Racconto, sono in attesa di Fulet, che impertinente irreverente
pensa che il tetto della stalla sia la sua mangiatoia.
Scendi il racconto è finito. Dana
In cucina tutti si inginocchiano lo spirito è un buon amico, non incute
più timore, dà buoni consigli su come lavorare la terra, cosa seminare.
Inquieto torna il vescovo
Infuriato
Orgoglioso nei suoi paramenti
Invita tutti ad inginocchiarsi al suo crocefisso, le spalle al camino.
Istantanea è la collera di Fulet.
Sei una lanterna che non brucia olio extrasanto, con voce lapidaria il
vescovo si rivolge a Fulet, non sei un figlio legittimo di Dio, nella tua
lanterna brucia il maligno.
Le mandibole del vescovo si aprono al limite della lussazione, una cascata
di Acqua Santa viene gettata sulla brace tizzoni ardenti vengono spenti da
quel vescovo che ai figli di barba Martin sembra un menestrello e a barba
un feroce giustiziere.
La miniera incandescente delle aspettative dei Barbet in Fulet,
nella sua capacità di aiutarli svanisce nella paura del vescovo.

La vita era tornata misera nel cortile della cascina Ceich, nel pollaio le
uova erano così poche e leggere che un soffio di ali le spazzava via,
ad attenuare la delusione per un solo uovo o due interveniva il ricordo
di quando erano abbondanti, quando c’era Fulet.
Buon giorno diceva a magna Majin la gallina mentre scendeva dal pollaio,
sono la prima…
Non dire mai più a me sono la prima a una che è prima solo nell’illusione,
per favore !! Cercati un gallo
Meste le piume della gallina vanno al mercato.
Sei un gallo bellissimo ?
Un bellissimo gallo si fece avanti…. cerchi un gallo ??
non dire mai più che sono bellissimo con quella faccia di dubbio.
Avanti cerca un gallo più bellissimo nel mercato.
Sono confuse le meste piume della gallina….
Il gallo sono io Fulet
Mi piacciono le uova delle galline ! Sono tornato.
Ti offriamo l’Acqua Santa, con un nodo in gola replicò barba Martin,
dovresti lasciarci!
Dal palmo della mano del più piccolo dei Barbet esce acqua di pozzo, è la
speranza che non lasci quella famiglia di contadini.

Il peso della decisione di entrambi fu agghiacciante, ma il camino si
riaccese.
Scritto da Dana
per la zia Marianin ( magna Majin )
per lo zio Martino ( barba Martin)

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