Vita effimera e anima immortale
Come la vita di una farfalla, che dura un attimo. Come una candela, che un soffio di vento può spegnere. Così è la vita dell’uomo, caduca e imprevedibile. Proprio nell’attimo in cui stiamo facendo il progetto più importante , o in cui il nostro sogno si sta realizzando dopo intense fatiche e sudori, arrivano le Parche e con un colpo di forbice tutto finisce. E allora ci viene da chiederci perché. A che cosa serve arrabattarci tutti i giorni per accumulare ricchezze ed esperienze, preoccuparci per il futuro senza riuscire a goderci il presente, arrabbiarci per ogni non nulla, facendo insorgere nel nostro corpo misteriose malattie psicosomatiche che neanche il migliore dei luminari riuscirà mai a risolvere? Ma a che pro?
Proprio questa settimana uno stimato primario del mio ospedale, provetto e appassionato scalatore, stava, per l’ennesima volta, compiendo un impresa in montagna. Aveva già raggiunto più volte i 4 mila metri ma, evidentemente, non gli erano bastate tutte le esperienze precedenti, voleva qualcosa di più, accumulare un altro trofeo o, forse, mettersi alla prova e dimostrare a se stesso che , nonostante l’età pensionabile, poteva ancora farcela o, addirittura far di meglio. Si è recato in una delle vette del Monte Rosa più suggestive. Da lì lo immagino che si gode un panorama paradisiaco e che, forse, per qualche secondo, si senta un angelo che tenta di raggiungere il suo creatore. Ma, novello Icaro, il suo volo è finito in un dirupo di oltre 500 metri di dislivello, mettendo in un soffio, fine alla sua vita terrena.
Voglio credere però, che non finisca tutto così. Mi sentirei presa in giro, una deficiente che passa ore e ore a lavorare come un mulo, per garantirsi una degna vecchiaia o per accumulare beni preziosi per la famiglia o per una carestia che probabilmente non arriverà mai. Una sciocca, a cui mostrano la luna con un dito e che riesce unicamente a concentrarsi sul dito senza riuscire a vedere la bellezza dell’universo.
Sì, io ne sono sicura: oltre alla nostra effimera vita di farfalla, esiste un’anima immortale, che giustifica tutti i nostri sforzi e le nostre sofferenze terrene.
Penso dunque a te, Carlo, con il sorriso cui ci avevi abituato, oltre la coltre di nuvole che oscurano il sole, che osservi i nostri visi tristi, mentre tu continui a scalare le montagne. Quelle della vera felicità.
Il mio, per te, è un arrivederci. E ciò che ti è successo vorrei fosse un esempio per tutti noi, prima di tutto per me stessa: impariamo a godere il nostro volo di farfalla, ad apprezzare ogni soffio di vento che ci scompiglia le nostre fragili ali, finchè questo dura. E coltiviamo la nostra anima, non dimentichiamo mai, neanche per un giorno, di fertilizzarla e di innaffiarla.
Carpe diem a tutti,
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